I cristalli formati dal salgemma sono cubici, spesso con facce incavate a gradinata ("a tramoggia") da un accrescimento irregolare; molto raro l'abito ottaedrico. Si presenta anche in aggregati granulari e compatti. Può essere incolore o assumere diverse tinte: bianco, arancio, giallo, rossastro, blu, viola e nero; la stria comunque bianca. Il salgemma da trasparente a traslucido con lucentezza vitrea.
FORMAZIONE:
E' un tipico minerale evaporitico che si forma per precipitazione da acque salmastre, dovuta alla evaporazione di acque di laghi salati o di bacini marini chiusi. E' associato ad altri minerali evaporitici come silvite, gesso, anidride e dolomite.
TEST:
Di sapore salato, facilmente solubile in acqua fredda; la soluzione risultante, prosciugandosi, deposita piccoli cristalli a tramoggia. Il salgemma untuoso al tatto e colora la fiamma di giallo. Può contenere impurezze che gli conferiscono fluorescenza verde, arancione o rossastra.
GIACITURE E LOCALITA':
Il salgemma si trova in banchi o strati di diversa et geologica, accompagnato da gesso e anidride, racchiuso tra rocce argillose poco poco permeabili alle acque del sottosuolo, e prodotto per evaporazione di acqua marina; assai minore importanza hanno i giacimenti superficiali, originati per evaporazione di acque continentali in regioni steppose o desertiche depresse, lagune o laghi salati, ecc. Finalmente, in piccolissima quantità, si trova salgemma anche come prodotto di sublimazione in alcuni crateri vulcanici.
In Italia abbiamo giacimenti i salgemma a Lungro presso Castrovillari, a Volterra e soprattutto in Sicilia, associato alla formazione gessoso-solfifera. Miniere importantissime di salgemma sono quelle di Salzkammergut nell'Alta Austria, di Wieliczka in Gallizia, di Stassfurt in Prussia, di Cardona in Spagna.
Salgemma e sali potassici
Il salgemma, oggetto di commercio dalle regioni litoranee a quelle interne fin dalla preistoria, menzionato negli scritti di molti scienziati e filosofi dell'antichità, Plinio il Vecchio descrive, ad esempio, i diversi processi per ottenere il sale dall'acqua e dalle sorgenti termali (naturales quaestiones). Il sale è indispensabile alla vita umana, un uomo ne consuma in media 7,5 Kg all'anno; è importantissimo anche per l'industria chimica che lo adopera per la fabbricazione dei composti sodici, del doro e dei clorati. L'estrazione del sale è oggi quasi del tutto mineraria (35 milioni di tonnellate annue), scompaiono, invece le antiche saline (famose in Sicilia quelle di Trapani, di Pachino, di Vendicari, Augusta ecc.).
Le principali riserve di sale si trovano, dunque, nel mare che ne contiene in
soluzione circa 20 milioni di chilometri cubi.
Da ciò ci capisce il motivo per cui il sale è presente in molte formazioni
geologiche anche in regioni interne ai continenti, se si ammette che queste
una volta sommerse successivamente per evaporazione dell'acqua si arricchirono
di stratificazioni saline orizzontali, che se ripiegate da forze tettoniche,
spesso hanno dato origine a potenti ammassi di sale, che raggiungono qualche
centinaio di metri di spessore.
In Sicilia la ricerca di bacini saliferi per sfruttamento del tipo industriale
è abbastanza recente, in non più di un quarantennio, ne sono stati individuati
numerosi in tutte le province e molti, come si deduce dall'elenco, sono
ubicati nel territorio di Enna.
In realtà questi bacini sono divenuti importanti non tanto per il cloruro di
sodio, quanto per i sali potassici, che hanno assunto notevole interesse
economico tanto che nell'ultimo decennio l'attività mineraria è passata dallo
zolfo al potassio.
La miniera di Pasquasia rappresenta l'esempio eclatante di quanto detto prima,
essa è sita a metà strada tra Enna e Caltanissetta, e, si estende per una
superficie di 3.400 ettari.
Il
complesso dei sali che la formano costituisce nel sottosuolo una grossa lente
verticale di circa 500 metri per una estensione di qualche chilometro, in
alcuni punti il giacimento può superare i 1000 metri di profondità.
I terreni di ricoprimento sono di epoca relativamente recente il loro spessore
è di qualche centinaio di metri e si sono formati in ambiente marino in una
fase detta "trasgressione" del Mediterraneo.
La miniera è coltivata in Kainite (dal greco "kaunos", recente) che
viene convertita in solfato di potassio, molto richiesto dal mercato. Il
metodo di coltivazione adottato è quello per camere e pilastri, tale scelta è
dovuta alla buona resistenza meccanica offerta dal minerale, che permette di
creare grandi vuoti (camere) senza necessità di forti armamenti.
La meccanizzazione è uno degli aspetti che pone Pasquasia all'avanguardia
nella attività estrattiva e nella produzione. Le macchine di sottosuolo usate
in questa miniera, in funzione alle modalità di impiego, si possono
distinguere in due categorie: a) gruppo joy - b) minatori continui.
Il Gruppo joy è un complesso formato da quattro macchine azionate
elettricamente che provvedono a tagliare, perforare, caricare e trasportare il
minerale. L'impiego della manodopera è ridotta al minimo, infatti nelle fasi
citate basterebbero solo quattro uomini.
I minatori continui sono usati per le opere di tracciamento essendo delle
macchine di scavo ad azione continua che eseguono operazioni di abbattimento e
sgombero simultaneo. Il materiale, disaggregato dall'azione fresante delle
teste rotanti, viene convogliato, tramite un canale ad alette raschianti,
attraversando tutto il corpo macchina, su un carro spola.
Lo scavo si esegue dall'alto in basso attaccando le nuove fette del fronte con
spostamenti laterali. Il trasporto del personale e del materiale in miniera è
effettuato mediante automezzi gommati "muli" con motori diesel.
Il trasporto del minerale, che si sviluppa per decine di chilometri
sotterranei, ai cantieri esterni abbastanza decentrati viene realizzato in
modo praticamente continuo, mediante una catena di nastri che lo convogliano
in silos al ritmo di 300 t/h.
Nella miniera la maggior parte delle macchine e degli impianti sono azionate
mediante energia elettrica. L'energia elettrica è stata scelta in alternativa
ad altri tipi di energia perché non inquinante anche se non è garante al
massimo della sicurezza.
Considerando l'estensione e la complessità della rete di gallerie, l'impianto
di ventilazione ha assunto un ruolo di primo piano per la sicurezza di chi
opera nel sottosuolo, esso consta di una rete di doppia ventilazione. L'aria
affluisce nel sottosuolo mediante due pozzi e refluisce da un terzo pozzo, la
struttura è organizzata in maniera tale da aspirare, qualora se ne presentasse
la necessità, gas metano e idrogeno solforato. Il minerale grezzo accumulato
nei silos viene successivamente, trasformato in solfato di potassio secondo un
lungo ciclo di lavorazione che riassumiamo brevemente: la kainite viene
purificata dal cloruro di sodio (sale comune) e arricchita mediante
flottazione schiumogena che la converte in scoenite, questo nuovo prodotto con
successivi procedimenti di lisciviazione con gesso viene trasformata in
singerite solfato doppio, che decomposto con acqua calda, solubilizza il
solfato di potassio che essiccato in forni a tamburo rotante è pronto per
essere immesso sul mercato.
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